lunedì 12 maggio 2008

Ciao ragazzi/e come sicuramente avrete notato ho pubblicato divarsi post tutti nella stessa mattinata.
Sono le prove individuali assegnateci dal Professor Lariccia per l'insegnamento di Didattica della Matematica tenutosi presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell'Università degli Studi dell'Aquila.

INTERVISTA AL GENIO DELLA PORTA ACCANTO

Del Corpo Alfredo


Da bambino con che cosa amava giocare?

Con tutto quello con cui, almeno di solito, giocavano i bambini del mio tempo. Macchinine, biglie, molto calcio e giochi tipo nascondino, campana etc…

Come è nata la sua passione per la fisica?

Inizialmente la passione era per le stelle (si può dire che lo è tutt’ora), ma non si possono studiare le stelle a fondo se non si conosce bene la fisica. D’altro canto, una volta iniziato il processo di ‘fisicizzazione’ è impossibile non rimanere affascinati dalla fisica in se e dalle infinite possibilità di comprensione del mondo (ma non solo) che ti si aprono davanti.

Tale passione è innata, oppure si è costituita nel corso del tempo?

Ovviamente si è costituita nel corso del tempo.

Che ruolo ha avuto la sua famiglia per la formazione e lo sviluppo di tale passione?

Suppongo che la domanda vada oltre il fatto pratico per cui se la mia famiglia non avesse pagato i miei studi a questo punto non avrei una laurea. Al di là del trasmettermi l’importanza di studiare e di farsi una cultura non sono mai stato spinto o troppo ostacolato a seguire la strada che ho percorso. Tuttavia ogni nostra decisione importante risente in qualche modo dell’influenza dall’ambiente in cui siamo cresciuti, quindi, anche la mia.


Che percorso di studi ha fatto e con quali aspettative?

Ho preso il diploma di ragioniere e perito commerciale per poi cambiare decisamente il tiro iscrivendomi al Corso di Laurea in Fisica. Il tutto senza nessuna aspettativa… Sono un ragazzo sveglio io! Conosco il paese in cui vivo.

La passione e l’interesse per la fisica hanno mai vacillato?

No, ma ho più volte pensato di abbandonare gli studi. Nel nostro paese è difficile intraprendere una carriera scientifica, in qualsiasi campo.

Oltre alla fisica quali altri interessi nutre?

Molti, direi persino troppi per uno che ha l’ambizione di fare lo scienziato. Amo la fotografia, i fumetti, il disegno, gli scacchi, la lettura, la musica in generale (strimpello anche la chitarra e da qualche tempo ho iniziato a far rumore con la batteria), lo sport (su tutti andare in montagna), il buon cinema (soprattutto d’epoca) e coltivare l’orto.

Quali erano le letture che l’hanno più appassionata?

I libri che mi hanno più affascinato e in qualche modo condizionato sono molti. Nell’infanzia e nella preadolescenza citerei sicuramente “Le avventure di Tom Sawyer”, “Ventimila leghe sotto i mari” e “Moby Dick”; nell’adolescenza su tutti “Siddharta”, “Il vecchio e il mare” e “IT”. L’ interesse per l’arte fumettistica ha da sempre ricoperto un ruolo importante nella mia vita ma, in età universitaria, l’interesse si è trasformato in una vera e propria passione. E’ impossibile quindi, per me, non citare opere immense come “Watchmen” o “Sandman”.

Qual è l’ultimo libro che ha letto?

“L’uomo che amava solo i numeri” di Paul Hoffmann.

La vita di un grande matematico

Paolo Ruffini (1765-1822)


Paolo Ruffini nacque a Valentano il 23 Settembre 1765. Il padre, medico condotto, era originario di Reggio Emilia. Inizialmente voleva prendere gli ordini, tanto da diventare chierico, ma cambiò idea i intraprese gli studi di matematica e di medicina all’Università di Modena, dove si era trasferito con la famiglia.

Si laureò in medicina nel 1787,seguendo contemporaneamente i corsi di matematica di Paolo Cassini.
Nel 1788, all’età di 23 anni succedette allo stesso Cassini sulla cattedra di analisi e tre anni dopo gli fu affidato anche il corso di matematica elementare. Da allora tenne diversi insegnamenti sia di matematica sia di materie mediche.
Nel 1797 , quando il Ducato di Modena fu occupato dai francesi, egli fu sospeso dall’insegnamento perché rifiutò di prestare giuramento alla repubblica.
Per un breve periodo a Milano, dove fu membro dei Juniori, tornò nel 1799 presso l’Università di Modena dove fu reintegrato nel suo ruolo.
Nel 1807, dopo la chiusura dell’Università da parte di Napoleone, Ruffini passò ad insegnare alla Scuola Militare di Artiglieria e Genio, istituzione sorta a Modena per volere di Napoleone.
Con la caduta di questi e la restaurazione del 1814, il Duca Francesco IV fece riaprire l’Università di Modena e Ruffini fu nominato rettore e qui continuò ad insegnare Matematica applicata, Medicina pratica e poi anche Clinica medica.
Nel 1816 divenne presidente della Società Italiana delle Scienze detta “Dei Quaranta”, di cui era membro dal 1800, per la quale si impegnò sempre.
Durante l’epidemia di tifo del 1817 Ruffini non esitò ad esporsi al contagio pur di aiutare i suoi concittadini, si ammalò, e pur guarendo non recuperò mai la piena salute.
Morì a Modena il 9 Maggio 1822 all’età di 57 anni.
Paolo Ruffini è stato uno degli scienziati italiani più illustri tra il XVIII e il XIX (1700-1800).
La sua ricerca scientifica spazia tra la medicina, l'epistemologia e la matematica. Viene ricordato principalmente per la sua opera Teoria generale delle equazioni opera nella quale dimostrò in modo parziale che non esiste una formula risolutiva generale per equazioni di grado superiore al 4°, dimostrata tramite la teoria dei gruppi e alla regola di scomposizione dei polinomi.
La sua teoria fu dimostrata e nel 1824 pubblicata dal matematico norvegese Niels Henrik Abel tanto che si parla del teorema di Abel – Ruffini.
Il suo impegno non si limitò all’ambito matematico – scientifico infatti non dimenticando la sua prima vocazione si impegnò in difesa dei valori della fede cattolica. Impegno documentato da due sue pubblicazioni, dall'adesione all'Accademia di Religione Cattolica e dal contributo (interrotto prematuramente) alla pubblicistica con la promessa collaborazione a due periodici di ispirazione cattolica (il torinese Amico d'Italia e le modenesi Memorie di Religione, di Morale e di Letteratura).

La maledizione Discalculica

Erano già un paio di volte che Daniela andava a scuola senza aver svolto gli esercizi di matematica. Già da molto tempo il papà l’aveva richiamata per il suo disinteresse verso questa materia. La goccia che fece traboccare il vaso fu però l’insufficienza in un compito molto importante. Quella regola di Ruffini non le andava proprio giù, e per colpa di questo tizio, che neanche conosceva, Daniela sapeva benissimo che a casa sua sarebbe scoppiato un putiferio. La sua previsione non poteva essere più precisa: durante tutto il pranzo e la cena si discusse sui provvedimenti da prendere a riguardo: ripetizioni, domeniche di studio e via dicendo, tanto che Daniela andò a dormire sconfortata, imprecando e maledicendo fra sé e sé i numeri, la matematica e tutto ciò che la riguardasse. La rabbia era tanta: Daniela non riusciva proprio a spiegarsi perché questa materia venisse cosi considerata da tutti così importante.
Istante dopo istante la sua irritazione cresceva anziché diminuire, ma di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe completamente rivoluzionato il suo modo di pensare.
Si addormentò.
Ed eccola in una splendida domenica di sole, vestita a festa, pronta per uscire con la sua amica Martina. Si sedette sul divano nell’attesa del solito “squillo” sul cellulare che l’avrebbe avvisata dell’arrivo di Martina. Ma d’un tratto qualcosa attirò la sua attenzione: sentì che qualcuno stava discutendo in cucina erano i suoi genitori. Cercò di origliare per scoprire quale era l’argomento di conversazione, ma quello che riuscì a sentire la confuse completamente: non era una discussione consueta……era come se mancasse qualche cosa, come se i suoi genitori stessero farfugliando cose senza senso. Proprio nel momento in cui stava cercando una spiegazione squillò il cellulare nell’altra stanza. Daniela andò subito a controllare, poteva essere Martina. Il telefono non dava alcun segno che facesse capire chi la stava chiamando: luci colori ma niente numeri.
Decise di uscire ugualmente. Pensava, infatti, che fare due passi le avrebbe schiarito le idee. Un odore intenso cominciava, però ad avvolgerla: arrivava dalla pasticceria del papà del suo amico Matteo che come ogni mattina stava farcendo i croissant appena sfornati. Daniela pensò subito che probabilmente una delizia simile l’avrebbe aiutata a scoprire che cosa era successo a casa sua quella mattina. Entrò nella pasticceria e chiese un cornetto con la marmellata d’albicocche. Il pasticcere la osservò stupito, come se Daniela avesse detto chissà quale assurdità iniziò così a preparare vassoi e cesti pieni di cornetti: come ne riempiva uno subito glielo porgeva. Non c’era verso di far capire al pasticcere, quella mattina, che Daniela aveva chiesto un solo cornetto.
Sconvolta da un mare di cornetti, decise di anticipare la consueta visita dai nonni. Sicuramente il nonno con la sua saggezza avrebbe saputo spiegarle che cos’era che aveva portato tanta confusione e l’avrebbe tirata su con uno dei suoi soliti trucchetti con le carte. Ma quello che Daniela desiderava tanto non accadde: le carte erano diventate completamente bianche, il gioco del nonno non aveva quindi senso,……o forse era lei che non riusciva a capirlo.
Questa volta la reazione di Daniela fu di disperazione e sgomento.
Uscì dalla casa dei nonni e camminando a passo svelto sentiva le persone per strada, la radio e ogni cosa dotata di linguaggio, che per lei vaneggiavano.
Il mondo era disordinato, completamente privo di ordine. Più andava avanti e più si rendeva conto che qualche cosa stava cambiando dentro di lei: ciò che prima le sembrava così chiaro piano piano assumeva una patina d’opaca indecifrabilità. La comunicazione, il gioco tutto aveva perso qualcosa di fondamentale, proprio quella cosa che le rendeva più interessanti.
Proprio nel momento in cui Daniela stava per piangere si trovò davanti un signore distinto. Certo il suo modo di vestire era del tutto inconsueto, settecentesco, ma aveva un’aria molto rassicurante, un viso che conosceva. Il signore fece un inchino a Daniela togliendosi il cappello e la invitò a fare una passeggiata con lui.
Daniela capì subito che quell’ uomo misterioso avrebbe potuto aiutarla: era giunto da un’altra epoca, da un altro pianeta forse, per aiutarla.
Con aria simpatica l’anziano signore cominciò a raccontarle antiche storie del leggendario “malefizio discalculico” che colpiva chi mostrava una particolare avversione e antipatia per il mondo dei numeri. Daniela cominciò subito a pensare che sarebbe giunto di nuovo un bel rimprovero. Ma non fu così!
Con un sorriso lo strano tipo la invitò a guardarsi intorno: l’occhio umano, senza bisogno di conoscenze, di esperienze particolari, poteva stabilire leggi,connessioni attraverso la semplice osservazione.
E così una foglia di acero diventava un pentagono e una quantità di foglie potevano essere misurate, contate e andare a definire un albero.
Ogni oggetto adesso le richiamava alla mente figure a lei familiari di cui conosceva le leggi
e il comportamento, la conoscenza dei numeri la aiutava a definire lo spazio intorno a lei:un viale alberato, una serie di panchine, dopo quanti alberi avrebbe trovato una nuova panchina e così dicendo per ogni cosa che attirava la sua attenzione.
Ecco che stava guarendo, la maledizione stava scomparendo e la consapevolezza di ciò che la circondava le procurava un piacere nuovo. Ed era un piacere destinato a proseguire a proprio piacimento perché ogni volta che scopriva una cosa interessante, che prima le era sembrata, inutile e banale, poteva dedurre da essa nuovi principi.
Tutta soddisfatta si accingeva a ringraziare e a congedarsi da quel simpatico signore, ma la lezione non era finita: l’uomo assunse un aspetto più austero. Era evidente che stava per dire qualcosa di molto importante. E così accadde: spiegò a Daniela che la matematica, i numeri non erano un inutile marchingegno inventato per tormentare gli studenti, ma qualcosa di implicito nel mondo a cui l’uomo aveva dato solo un nome e che sarebbe esistito al di là del fatto che qualcuno l’avesse o meno studiato. La matematica poteva essere inoltre utilizzata per diverse necessità pratiche e senza di essa anche parlare con le persone poteva diventare impossibile (e questo Daniela lo aveva capito molto bene quella mattina).
Detto questo, come per magia, il signore svanì nel nulla.
Ma chi era quello strano tipo?
Paolo Ruffini…..ecco perché Daniela lo conosceva.
Il rapporto di Daniela con la matematica da quell’incontro in poi era destinato a cambiare.

“Il gran libro della natura è scritto in caratteri matematici e che solchi conosce la matematica può interpretare le sue leggi”
Euclide, Element.

Noi e la Matematica

Questa prova si basa nell'analizzare articoli di giornale e notare quante volte la lingua italiana prende in prestito numeri, termini ecc.... dalla matematica.Gli articoli presi analizzati da me sono:"Quando la Banda non passerà più" articolo che si trova a pag.20, nella sezione Società del quotidiano La Stampa di venerdì 11 Aprile 2008.L'articolo riporta il problema delle Bande che purtroppo rischiano di scomparire per mancanza di fondi statali e regionalie per i costielevati in cui incorrono, dovuti soprattutto alle trasferte.I riferimenti alla matematica trovati sono:Date e Tempi:1923,14 Giugno,10 giorni;Cifre: 400 euro l'anno, 4 lire;Quantità: 4.500 realtà locali, 2.700corali, 8.500 comuni, 5.500 comuni, 3.000 abitanti, 80 ragazzi, 1.000 volte, 1.500-1.800 domande, 2/3 dei richiedenti;Termini matematici: numero, cifre, meno.e "Madrina ma quanto mi costi"articolo di pag 22, sezione Società delquotidiano La Stampa di venerdì 11 Aprile 2008.L'articoloillustra icosti di alcuni testimonial famosi per la loro partecipazione a inaugurazione di negozi,fiere,manifestazioni,serate in discoteca.I riferimenti alla matematica sono:Date e Tempi:anni'90, nel 2000;Cifre: 20 milioni di lire,10 milionidi lire,8 milioni di lire, 300euro, 3 mila euro, 2 mila euro, 5 mila euro, 6 mila euro,7 mila euro 10 mila euro,15 mila euro, 20 mila euro, 300 mila euro, 100 milioni di euro;Quantità:8 volte, 400 calciatori;Nell'articolo le cifre che si ripetono sono:10 mila euro(5 volte), 20 mila euro(9 volte).

I miei ricordi.

Il mio rapporto con la matematica,come succede per gran parte delle persone ha avuto alti e bassi.
Una delle mie prime esperienze con i numeri è riferita al mio primo orologio , bellissimo, blu dei Puffi, regalatomi da mia madre. Rimanevo incantata a guardare i numeri che cambiavano sul display. ho imparato a leggere l'ora prima sull'orologio digitale e poi sono passata all'uso di quello analogico.
Alle elementari la matematica mi è stata presentata come un gioco, ero affascinata soprattutto dai regoli, i paragoni tra le diverse grandezze e i problemi: “La mamma di Giovanni va al mercato….”e io lì ad immaginare.

La mia maestra ci faceva svolgere i problemi alla lavagna tutti insieme e solo in seguito individualmente nel banco.
Fin da bambina nella matematica ho sempre avuto l’aiuto di mio padre: uno dei più simpatici che ho è quello sulla memorizzazione delle tabelline, non riuscivo ad impararle stando ferma e così mio padre mi seguiva per tutta casa con lo schema interrogandomi: “6x7…; 8x6..; 7x8….”, oppure quando abbiamo costruito l’abaco per farmi capire la numerazione in base 2.
Durante le scuole medie mi sembrava di essere stata catapultata in un mondo che non conoscevo: probabilmente tutto era dovuto al mio rapporto con l’insegnante, aveva un modo di porsi troppo severo e duro per i miei gusti e forse vedendomi timida e un po’ impacciata mi aveva giudicata non adatta alla matematica. Mi spaventava talmente tanto da farmi venire il mal di pancia.

Ma la mia soddisfazione l’ho avuta quando,dopo aver passato le tutte le vacanze di Natale sul libro di matematica con mio padre pronto a darmi spiegazioni, la professoressa mostrando i risultati del compito in classe di gennaio disse che il mio compito era senza errori e che si era dovuta ricredere sul mio conto.
Da allora con la matematica non ho avuto problemi fatta eccezione per quella volta........ vedi prova n. 3

martedì 8 aprile 2008

Mi presento

Ciao a tutti sono Bice,
studentessa in Scienze della Formazione Primaria all'Università degli studi dell'Aquila, questo blog mi sta accompagnerà nel percorso di preparazione dell'esame di Didattica della Matematica.